Cane da Montagna dei Pirenei - La storia


Cane da Montagna dei PireneiAnche se in Europa sono stati rinvenuti misteriosamente resti ossei fossilizzati risalenti all'età del bronzo, è certo che le sue origini sono i lontani Altopiani dell'Asia Centrale, il cosiddetto Tetto del Mondo.
Gli antenati del Cane da Montagna dei Pirenei, sono giunti nel nostro Continente verso V° secolo al seguito di flussi di popolazioni migratorie verso l'Ovest, alla ricerca di migliori condizioni di vita.
Questi canidi, dopo lunghe e varie peregrinazioni, si stabilirono, insieme ai popoli nomadi, in zone principalemnte montagnose, molto simili per clima e condizioni ambientali, ai loro luoghi di origine.
In questi siti trovarono quindi un contesto molto favorevole per il loro sviluppo ed il loro utilizzo.
Discendono dal Mastino del Tibet come i loro stretti cugini Maremmano Abbruzzese, Leonberger e tutti gli altri componenti della grande famiglia dei molossoidi composta da S. Bernardo, Tatra, Kuvatz, Cane d'Estreia, Caucaso, Ciarplanina, Mastino dei Pirenei ecc. ecc.
I versanti Francesi degli Alti-Pirenei, i Pirenei Atlantici, la Alta Garonna ed in particolare l'Ariège, furono le zone dove di insediarono insieme agli Aryas, gruppi etnici provenienti dall'India del Nord.
Questi luoghi risultarono ideali per la loro riproduzione. E' molto sorprendente constatare come la traduzione del sanscritto 'Arya' significhi "fedele, leale, nobile..." proprio come il Cane da Montagna dei Pirenei.

Gli antenati degli attuali 'Pirenei' erano dei soggetti molto diversi dal tipo che si può ammirare attualmente. Si narra di cani enormi che potevano raggiungere anche un'altezza di 90 cm. al garrese. Il loro colore, sempre su base bianca evidenziava grandi macchie di colore rossiccio e grigio scuro sparse oltre che sulla testa anche sul corpo.
Se per quello che concerne la colorazione può essere sicuramente la verità, altrettanto non si può dire per altezza; è infatti noto che il metro a quei tempi non era assolutamente l'unità di misura adottata quasi universalmente, in quanto non ancora conosciuta, e la statura delle popolazioni era nettamente inferiore a quella dei nostri tempi....

Nei secoli successivi, non ci sarebbe sicuramente stato uno sviluppo vero e proprio della razza se, paradossalmente, le pessime condizioni di vita delle popolazioni medievali non avessero influito in maniera positiva sulla vita di questi molossoidi.

Nel 1350 ca. a Foix, capoluogo della omonima Contea situata ia piedi dei Pirenei, città attraversata dal fiume Ariège (che da il nome alla Regione) si ebbe la svolta favorevole per il futuro del neo-Cane da Montagna dei Pirenei.
In quei tempi lontani, le città e molto di più i villaggi e le campagne erano popolati di gentaglia di ogni specie: vagabondi, venditori, mercenari, briganti e sbandati, tutti alla ricerca di una nuova vita migliore, ma soprattutto di cibo.
Queste orde attaversavano tutti i territori della Contea di Foix e nei loro spostamenti facevano letteralmente man bassa di tutto quello che trovavano lungo il loro girovagare.
Anche coloro che attraverso i vicini passi sui Pirenei cercavano miglior sorte nella vicina Spagna approfittavano del bestiame che era molto numeroso nei pascoli poco controllabili sulle montagne. Il numero di questi briganti divenne così alto, che le guardie non erano sufficienti a mantenere il controllo della situazione ed evitare le razzie.
Per ovviare a questo problema e per dare maggior sicurezza al suo Castello, il SIgnore di Foix, Gaston III, detto Phoebus per la sua bellezza, uomo abile, eccentrico, spregiudicato e dissoluto, ma anche valoroso e lungimirante decise di affidare la guardia delle sue terre e del suo maniero (ancor oggi esistente) a numerose mute di cani da montagna orami già ben noti per le loro qualità.
In un documento del 1407, conservto alla Biblioteca Nazionale, si cita che dopo Foix, anche il Castello di Lourdes adottò lo stesso sistema di controllo, soprattutto per la notte, e furono costruiti per i cani appositi camminamenti lungo le cime di tutte le mura di cinta.
In effetti, a quei tempi, il Conte di Foix aveva anche il titolo di Conte di Bigorre, giurisdizione sotto la quale si trovava appunto Lourdes.
In un documento ancor più antico del 1396, ritrovato negli archivi, si dice che alla successione di Gaston Phoebus, il Re Carlo VI decise di rendere omaggio al suo cugino nel Castello di Mazarès.
Durante il viaggio, egli, giunto nei pressi del maniero, si imbattè in un gruppo di grandi cani bianchi che seguivano e controllavano dall'alto di spunzoni rocciosi, dei bovini al pascolo.
Fu allora che improvvisamente un grosso toro puntò diritto sul Re ed il suo cavallo, con intenzioni ben intuibili....
Uno dei quei grossi cani scese veloce giù per i pendii e saltò sulla groppa del toro ficcandogli i denti aguzzi nel collo, costringendolo alla fuga.
Il Re ne rimase impressionato talmente tanto che volle ricordare quell'episodio con uno scritto.
Quanto sopra , potrebbe essere la storia romanzata sugli sviluppi della Razza del Cane da Montagna dei Pirenei, ma è invece realtà che Gaston Phoebus ci ha lasciato un notevole trattato sulla caccia e delle riflessioni sull'alimentazione di quei cani, che ancor oggi, dopo ben più di sei secoli, stupiscono per la loro validità.

Corre l'anno 1675. La Marchesa di Maintenon, educatrice dei figli dei Reali di Francia, si reca a Barages sui Pirenei per accompagnare il giovane Delfino di otto anni, figlio del Re Sole, Luigi XIV e di Madame di Montespan.
Durante una delle loro frequenti passeggiate sulle montagne, si imbatterono in uno stupendo cucciolone di 'Patou' (cosi ancor oggi i montanari chiamano il Cane da Montagna dei Pirenei).
Il Delfino non resistette a tanta bellezza e volle-detto-fatto avere tutto per se quello stupendo animale daglio occhi scuri e sognanti (espressione Pirenaica!). Allor quando il ritorno a Parigi divenne improcastinabile, il piccolo Delfino non volle saperne di separarsi dal suo compagno e così il grande cane candido dovette dire addio alle sue montagne selvagge ed andare a vivere nelle lussuose Corti del Louvre e di Versailles.
Il grande gigante bianco divenne così il 'Chien-du-Roi' il Cane del Re a tutti gli effetti.
I Nobili fecero a gara per assicurarsene almeno un esemplare da tenere nei parchi dei loro castelli. Ecco come il 'Montanaro Patou' dal folto e lungo mantello, assunse il doppio ruolo di 'Signore' e 'Guardiano' fidato delle proprietà a lui affidate.
Se, con la sparizione delle insidie, fossero esse state gli orsi, i lupi od i briganti, che furono elementi di primaria importanza per la sopravvivenza e la moltiplicazione dei Cani da Montagna dei Pirenei nei tempi passati, la progressiva diminuzione degli animali da caccia, all'inizio del secolo, ha avuto non poche ripercussioni sull'esistenza e la prosperità di questi cani.
Il loro numero, infatti, diminuì considerevolmente, e, la loro massiccia esportazione in tutta Europa, fece subire un durissimo colpo alla razza. Fu allora che un gruppo di appassionati cinofili con in testa Bernard Senac Lagrange, considerato il 'Padre' della razza, capirono che se non si fossero presi seri provvedimenti, i Patou sarebbero stati cancellati.
Con grandi sacrifici riuscirono a recuperare nei loro viaggi validi soggetti oltre che sui Pirenei anche in tutta Europa per gettare le basi di una razza quasi tutta da ricostruire.
Si deve a Senac Lagrange e Dretzen il primo Standard Ufficiale riguradante i Cani da Mntagna dei Pirenei ed il primo CLub di Amatori a lui dedicato.
Lo scoppio della prima guerra mondiale fu un dramma oltre che per tutta l'umanità anche per questi molossoidi che rischiarono di nuovo la scomparsa. Molti allevatori e utilizzatori di questo cane preferirono per modivi di costi indirizzare i loro interessi verso animali più piccoli e quindi molto più facilmente nutribili.
Comunque nel 1923 fu chiesto l'affiliazione alla Socità Centrale Canina successivamente alla F.C.I.
Dopo una provvisoria rinascita della razza, nuovamente lo scoppio della seconda guerra mondiale, portò esiti tragici per il mantenimento della specie: molti ottimi soggetti, frutto di grande passione e fatica, vennero a mancare a causa delle privazioni alimentari ed altri vennero abbattuti per le imperfezioni fisiche causate dalle restrinzioni e dalle troppe consanguineità dei riproduttori utilizzabili.
Si arriva al 1967: è ora dell'inizio del cammino che ci consegnerà questa bella razza ricostruita e perfezionata. Allevatori-amatori molto selezionti ottennero infatti degli ottimi soggetti in due dipartimenti dei Pirenei e nell'Ariège. I migliori esemplari che si possono ammirare ai nostri giorni sono quasi tutti discendenti di quelle linee di sangue.